CARDINALE DEL MONTE
Dalle scarne notizie riportate dalle biografie seicentesche sembra che Caravaggio abbia conosciuto il cardinale Francesco Maria Bourbon Del Monte attraverso un mercante di quadri, un certo Valentin. Potrebbe esser stato proprio questo mercante, la cui bottega si trovava nei pressi della chiesa di San Luigi dei Francesi e di Palazzo Madama, una delle residenze di Del Monte, a mostrare i quadri di Caravaggio al raffinato cardinale, noto per essere un fine intenditore d'arte e di musica, oltre che un uomo erudito, uno studioso di scienza e forse anche un esperto di alchimia.
La famiglia del cardinale, di cui conosciamo la fisionomia grazie al ritratto eseguito da Ottavio Leoni, era veneziana e Del Monte aveva ereditato dal padre, amico di Pietro Aretino e di Tiziano, la passione per l'arte, mentre il fratello di Francesco, Guidubaldo, si dedica alla matematica e all’astronomia, intrattenendo in seguito rapporti con Galileo Galilei. Il giovane Francesco, cresciuto alla corte umanistica di Guidobaldo Della Rovere, si era trasferito nel 1575 a Roma, dove era entrato al servizio del cardinale Ferdinando de' Medici il quale, prima di rinunciare alla porpora per diventare granduca di Toscana, era riuscito a farlo nominare cardinale. Del Monte, per questo, sarà sempre legato al granduca Ferdinando, a cui donerà lo scudo da parata con la testa di Medusa, dipinto per l’occasione da Caravaggio, e, secondo alcuni, anche il celebre Bacco. Per la sua amicizia con i Medici e la sua appartenenza alla fazione filofrancese Del Monte svolgerà un ruolo di grande importanza nella delicata operazione diplomatica che si conclude con la conversione del re di Francia, l'ugonotto Enrico IV di Navarra. Assai influente, quindi, durante il regno di Clemente VIII, lo sarà molto meno durante il pontificato del filospagnolo Paolo V. Noto per il suo carattere riservato e amabile e per la sua grande cultura, Del Monte è anche famoso per la sua splendida corte, il suo lussuoso tenore di vita e, stando a quanto raccontano i malevoli, per una certa licenziosità nei comportamenti.
L'incontro tra Caravaggio e il suo primo protettore avviene dunque alla fine del 1594 o all'inizio dell'anno successivo. Anche se le informazioni sui primi anni del soggiorno romano di Caravaggio sono piuttosto frammentarie, il pittore sembra abbia abitato almeno fino alla fine del secolo presso Del Monte, il quale lo aveva preso «a rolo», concedendogli cioè uno stipendio mensile e fornendogli vitto e alloggio a Palazzo Madama. Durante questi anni, Caravaggio dipinge diversi quadri per il cardinale, come tramandano le fonti biografiche. Dall'inventario dei beni di Del Monte risulta che la sua collezione (dispersa dopo la morte del cardinale, avvenuta nel 1626) comprendeva La buona ventura capitolina, I bari, il Suonatore di liuto di New York, il Concerto di giovani, la Santa Caterina d'Alessandria, il San Giovanni Battista capitolino, un San Francesco in estasi forse identificabile con il quadro ora a Hartford, e una «caraffa di fiori di mano del Caravaggio di palmi due» mai rintracciata.
Del Monte commissiona inoltre a Caravaggio anche un dipinto murale mitologico per il suo casino nei pressi di Porta Pinciana, poi acquistato dai Ludovisi, nel quale il pittore dipinge una scena con Giove, Nettuno e Plutone. Il tema raffigurato - l’allegoria del passaggio della materia dallo stato solido a quello gassoso, simboleggiato dalle divinità che presiedono alla terra (Plutone), all’acqua (Nettuno) e all’aria (Giove) -, allude con ogni probabilità agli esperimenti alchemici che il cardinale probabilmente conduceva nel suo «stanziolino dei metalli».
SIMONE PETERZANO
A tredici anni Michelangelo Merisi da Caravaggio torna a Milano, dove è nato nel 1571, per entrare nella bottega dal pittore bergamasco Simone Peterzano. Nel 1584 il giovane Michele risulta domiciliato nella parrocchia milanese di San Giorgio al Pozzo Bianco, la stessa di Peterzano. Il 6 aprile dello stesso anno, viene stilato un contratto, secondo il quale, per quattro anni, il giovane apprendista vivrà con il maestro, il quale si impegna a fare di lui un pittore capace di lavorare in proprio.
Negli anni Ottanta, la bottega di Simone Peterzano è piuttosto affermata a Milano, tanto da ricevere delle importanti commissioni, non solamente in città ma anche a Roma, dove il pittore ha dipinto una Flagellazione nella chiesa di Santa Prassede della quale era stato cardinale l'arcivescovo di Milano Carlo Borromeo.
Di Simone Peterzano, nato a Bergamo intorno alla metà degli anni Trenta, si hanno notizie solo fino al 1596, quando il suo nome sparisce dallo stato d'anime della sua parrocchia. Prima di allora, l'eclettico pittore che probabilmente si forma in Veneto (egli si firma infatti «Titiani discepolus»), le cui prime opere note sono gli affreschi a San Barnaba con le Storie di san Paolo, affresca con il suo stile tardo manierista la Certosa di Garegnano, dove vi è una famosa Adorazione dei Magi, poi dipinge le storie del Vecchio Testamento a San Maurizio al Monastero Maggiore, dove vi è l'episodio della Cacciata dei mercanti dal tempio, senza tralasciare la produzione di soggetti profani (Venere e Cupido con due satiri) e lo studio attento della natura, come dimostrerebbero alcuni disegni a lui recentemente attribuiti (Due baccelli di piselli e due ciliege). Tra il 1588 e il 1590 Peterzano dipinge la Deposizione nella chiesa di San Fedele a Milano, di cui si trovano echi nella Sepoltura di Cristo che l'allievo Caravaggio dipinge per la chiesa di Santa Maria in Vallicella.
CAVALIER D'ARPINO
Proseguendo nella sua ascesa nell’ambiente artistico romano, Caravaggio riesce quindi a entrare nella bottega di uno dei più affermati pittori del tempo: Giuseppe Cesari, detto il Cavalier d’Arpino. Tra gli artisti preferiti da papa Clemente VIII Aldobrandini, pur essendo maggiore di Caravaggio di soli tre anni, Cesari domina la scena romana insieme a Federico Zuccari e Cristoforo Roncalli, detto il Pomarancio. Raggiunta già la fama con gli affreschi nei cantieri vaticani e nella chiesa di San Lorenzo in Damaso, nel periodo in cui Caravaggio entra nella sua bottega, il Cavalier d’Arpino aveva appena terminati gli affreschi sulla volta della cappella Contarelli a San Luigi dei Francesi - il saldo è datato giugno 1593 - e andava affrescando la cappella Olgiati in Santa Prassede. La scelta di Merisi di presentarsi alla bottega che Cesari aveva alla “Torretta” in Campo Marzio appare oggi il frutto di una attenta ponderazione. Scartato tanto il manierismo retorico di Zuccari - nel 1593 nominato principe della rinata Accademia di San Luca dal protettore del sodalizio, il cardinale Federico Borromeo -, quanto il classicismo compunto del Pomarancio, prediletto dagli Oratoriani di san Filippo Neri, l’attenzione di Caravaggio si appunta sul Cavalier d’Arpino, artista artificioso e manierato ma che è titolare di una ben avviata bottega gestita con piglio imprenditoriale. Caravaggio entra cos“ a far parte dei collaboratori che hanno il compito di realizzare i progetti e i disegni elaborati dal Cavalier d’Arpino, il quale lo toglie «alle figure» e lo mette a «dipinger fiori e frutti», con grande rammarico di Merisi, come afferma Bellori. Durante gli otto mesi della sua permanenza nella bottega del Cavalier d’Arpino, non sappiamo se Caravaggio abbia realizzato opere diverse dai quadri decorativi raffiguranti festoni o composizioni di fiori e frutta, molto richiesti in quegli anni in seguito al successo riscosso tra i collezionisti romani dalle opere di pittori olandesi e fiamminghi come Jan Brueghel, documentato a Roma nel 1593 e molto amato dal futuro possessore del celebre Canestro di frutta, il cardinale Federico Borromeo. La notizia tramandata dai biografi di un intervento di Caravaggio nell’esecuzione della Morte di san Giovanni del Cavalier d’Arpino, oggi nella sagrestia di San Giovanni in Laterano, è priva di fondamento, essendo stata realizzata l’opera tra il 1598 e il 1599. Sembra sia anche frutto di fantasia l’aneddoto raccontato dal viaggiatore olandese van Mander riguardo un mostruoso nano inserito da Caravaggio per beffa negli affreschi realizzati dal Cavalier d’Arpino a San Lorenzo in Damaso, affreschi oggi distrutti e comunque dipinti tra il 1588 e il 1589. Cesari sembra non usasse eccessivi riguardi nei confronti dell’allievo, al quale avrebbe dato solo un misero pagliericcio come ricovero, e sebbene forse ingigantita dalla leggenda, non è improbabile che durante il periodo di discepolato presso la sua bottega sia nata una certa inimicizia e rivalità tra i due. Durante il processo promosso da Baglione nel 1603 Michelangelo avrà tuttavia parole di apprezzamento nei confronti di Cesari, definendolo un «valent’huomo». La collaborazione ha comunque termine dopo il ricovero di Caravaggio nell’Ospedale della Consolazione per un misterioso incidente, forse il calcio di un cavallo che gli fa gonfiare una gamba. Uscito dall’ospedale Merisi non farà più ritorno alla bottega del Cavalier d’Arpino, mantenendo comunque i rapporti con Prospero Orsi, fratello del poeta Aurelio Orsi e noto col soprannome di Prosperin delle Grottesche, collaboratore e intimo amico di Cesari.
TIBERIO CERASI
Tesoriere generale di Clemente VIII, devoto al cardinale Federico Borromeo, nel 1600 acquistò dai Padri agostiniani della Congregazione di Lombardia la cappella a sinistra dell’altare maggiore in Santa Maria del Popolo. Ne affidò la decorazione a Caravaggio (Conversione di san Paolo e Martirio di san Pietro) e ad Annibale Carracci. Alla sua morte lasciÚ erede universale l’Ospedale della Consolazione di Roma con l’obbligo di portarne a termine la decorazione
MATTEO CONTARELLI (Mathieu Cointrel), Anjou 1519 - Roma 1585
Nominato segretario dei Brevi da Paolo IV, fu elevato all’ufficio di “referendario utriusque Signaturae” da Pio IV e fu eletto cardinale datario da Gregorio XIII. Fece parte della delegazione che nel 1561 doveva ordinare ai riottosi vescovi francesi di recarsi al Concilio di Trento e, per conto di Sisto V, redazionò la bolla con la scomunica di Enrico di Navarra. Nel 1565 acquistò la cappella in San Luigi dei Francesi.